giovedì 7 gennaio 2010

Venerdì a Nurachi (OR) grande appuntamento con l'acid jazz del James Taylor Quartet in concerto al centro sociale

Un'autentica icona dell'acid jazz apre alla grande, venerdì sera (8 gennaio) a Nurachi (Provincia di Oristano), la programmazione concertistica dell'associazione culturale Dromos per il nuovo anno: al centro sociale in via Santa Lucia, riflettori puntati sul James Taylor Quartet, formazione in arrivo dal Regno Unito con la sua miscela esplosiva di soul, funk, jazz e R’n’B: una formula ben rodata nell'arco di quasi cinque lustri di attività costellati di successi e testimoniati da una ventina di album.


Trainato dall'inconfondibile sound dell'organo Hammond del suo leader, il James Taylor Quartet approda in Sardegna con Robert Townsend al sax, la cantante Yvonne Yanney, Chris Montague alla chitarra e Adam Betts alla batteria.

Si comincia alle 21:30. I biglietti, a 10 euro (ridotti a 5) più diritti di prevendita, si possono acquistare a Oristano da Applausi, in via S. Mele 5/b (tel. 0783 31 04 90).
Il concerto è organizzato in collaborazione con l’assessorato alla cultura del Comune di Nurachi.

E' stato necessario coniare un nuovo termine, acid jazz, per etichettare – verso la fine degli anni Ottanta - il genere musicale che trova nel James Taylor Quartet uno dei suoi esponenti più autorevoli a livello mondiale. Reduce dall’esperienza con The Prisoners (una band che avrebbe meritato maggior successo), l'organista inglese fonda il quartetto a suo nome nel 1985. Nel settembre dell'86 incide il primo fortunato singolo, “Blow Up”, il cui successo fa da traino per la registrazione del primo mini-album, “Mission Impossible”, in cui l’organo del leader guida la band fra cover di colonne sonore (“Mission Impossible”, “Goldfinger”, “Mrs Robinson”) e brani dal forte impatto punk-funk.

Mentre cresce la fama, il quartetto dà alle stampe l'album, “The Money Spyder”. Ma fin dall’inizio l’attenzione è rivolta soprattutto alla dimensione live, e sarà proprio il solido rapporto con il pubblico dei suoi concerti una delle chiavi del successo del gruppo.

L’intensa attività live cattura l’attenzione di una major, la Polydor, etichetta con la quale il James Taylor Quartet pubblica tre album, “Wait a Minute” nel 1988, “Get Organised” nel 1989 e “Do Your Own Thing” nel 1990, oltre a una serie di singoli di successo (compreso il celeberrimo “The Theme from Starsky & Hutch”).

Nel 1991 il gruppo si lega alla Big Life, etichetta sussidiaria della Polydor, ed entra nel mercato soul con il suo primo disco dal vivo, “Absolute”, nel quale brillano le voci di Rose Windross dei Soul II Soul e di Noel McKoy.
Nel 1993 l’album “Supernatural Feeling” entra nella Top 30 e la band effettua oltre centocinquanta concerti in quindici nazioni, fra cui Tailandia, Giappone e Usa. James Taylor ha così modo di mettere in mostra il proprio talento all’organo, assicurandosi le partecipazioni ai lavori discografici di The Wonderstuff, Manic Street Preachers, Pogues e U2.
Forte dei riscontri delle classifiche e dell’acquisita reputazione internazionale, nel 1994 il gruppo decide di ritornare con l’indipendente Acid Jazz e licenzia “In The hand of the Inevitable”: accolto favorevolmente dalla critica, ancora oggi è il top-seller per l'etichetta con oltre duecentomila copie vendute.

Il decimo album, “Living Underground” (1996), segna il ritorno allo stile più amato da James Taylor: brani strumentali rock-jazz-funk in cui l’Hammond può liberamente imperversare, con chiari riferimenti al sound degli esordi. La stampa apprezza la scelta del gruppo di tenersi lontano dalla corrente commerciale pop/soul del momento, mentre crescono anche le schiere di ammiratori.

Il 1996 è decisamente un anno “on the road” per la band che suona per due settimane consecutive in uno straripante Jazz Cafe a Londra e in uno show (sold-out) alla Brixton Academy, mentre il tour la porta dal Brasile alla Jugoslavia.
Nel 1997 per James Taylor si realizza invece un sogno quando ha l'occasione di comporre la colonna sonora per il film “Austin Powers”, l'atipico spy movie con Mike Myers nei panni del protagonista. L'organista fonda anche la sua personale etichetta, la JTI Records, dando alle stampe diverse compilation con vari artisti con cui ha lavorato o per cui nutre una sincera ammirazione (Simon Bartholomew dei Brand New Heavies, The Prisoners, New Jersey Kings, The Apostles).

Nel 1998 la band va in tournée in patria e in Europa per la promozione di un nuovo album dal vivo, “Whole Lotta Live”. Arriva anche un nuovo cambio di etichetta, la GUT Records, e inizia una nuova fase dell’avventura. Nel 1999 James Taylor compare in “Reload”, riuscitissimo album di duetti di Tom Jones, con il brano “Looking Out of My Window”. Il passaggio alla nuova etichetta porta anche un cambio di stile, come testimonia l'album “A Bigger Picture”: l'inconfondibile matrice funk del gruppo si mescola con una produzione più “clubby” e con la voce della nuova vocalist Yvonne Yaney. Subito dopo l'uscita del disco, il gruppo decide tuttavia di lasciare l’etichetta per divergenze artistiche. Il successivo approdo alla Sanctuary Records produce nel 2002 “Room At The Top”, mentre nel 2003 viene pubblicato “The Oscillator” per la Root Down Records. Nel settembre del 2006 esce "A Taste Of Cherry", mentre bisogna aspettare il maggio dell'anno dopo per avere tra le mani “Picking Up Where We Left Off”, album che riporta il gruppo ai fasti del passato grazie alla scelta di registrare con la formazione “classica”: hammond-basso-batteria-chitarra.

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